Francesco Grandolfo - Photo by Ansa.

Grandolfo e la maledizione della tripletta di Bologna

Dai tre gol al Bologna il 22 maggio 2011, alla Serie D, alla rinascita con il Bassano prima del crack. Storia di un attaccante che poteva diventare un grande del nostro calcio.

Francesco Grandolfo con la maglia del Bari. Photo by Eurosport

Ci sono giorni in cui ti sembra di poter realizzare qualsiasi cosa, i timori e i dubbi se ne vanno lasciando un cielo che per quanto infinito sembra starci tutto nelle tue mani. Tuo per sempre. Ti senti pronto ad affrontare qualsiasi sfida con la sicurezza di poterla giocare a viso aperto, senza timore di dover arretrare. Ci sono giorni che danno una svolta decisa alla tua vita perché sono snodi che ne deviano la corsa. Per Francesco Grandolfo era un giorno di questi anche il 22 maggio 2011; allo stadio Dall’Ara di Bologna andava in scena l’ultimo atto di un campionato che aveva già decretato la retrocessione del Bari, la squadra che l’aveva fatto debuttare appena diciannovenne un paio di settimane prima. I Galletti si presentano in campo decisi a far bella figura e magari gratificare qualche giovane di belle speranze. L’allenatore Bortolo Mutti decide così di far partire dal primo minuto proprio Grandolfo. Quel che accade nel prato felsineo ha dell’incredibile: i pugliesi schiantano i rossoblù di Alberto Malesani con un perentorio quattro a zero, un risultato impensabile soprattutto perché di queste reti, tre sono messe a segno dal giovanissimo puntero biancorosso. La prima è un piattone da rapace d’area, il secondo una rasoiata di sinistro, il terzo ancora da di sinistro a due passi dalla linea di porta, ma in quella zona in cui un centravanti deve esserci.

La tripletta contro il Bologna

In Puglia si fa presto a sognare: la convinzione di aver un nuovo Cassano, dopo quel pomeriggio, è più nitida che mai. Grandolfo però è un giocatore diverso dal Genio di Bari Vecchia, gioca da prima punta – da 9 puro –, non è un bad boy, ma ha tanto in comune con Fantantonio: a partire dal suo percorso di formazione. Nato a Castellana Grotte – provincia barese – muove i primi passi da calciatore alla Pro Inter, lo stesso club con cui aveva iniziato Cassano, e come il fantasista diventa “grande” impressionando nella primavera barese. Un’annata è sufficiente per conquistare la prima squadra e trovare subito il gol alla prima occasione da titolare. Per Cassano ha le sembianze della fuga solitaria nella difesa interista per Grandolfo di una tripletta che gli consegna anche il primato di unico giocatore biancorosso a segnarne una, lontano dal San Nicola. Di lì a qualche mese su questa partita inizieranno a circolare insistenti voci di combine che proiettano un’ombra sinistra che dura fino all’archiviazione, del gennaio 2014, ma questa è un’altra storia che per quanto torbida non può annullare la prestazione dell’attaccante.

Quel giorno di maggio Grandolfo è più grande di Cassano e la piazza ha materia importante per guardare al futuro con nuova speranza. Nonostante Mutti sia il primo a gettare acqua sul fuoco: più che a Cassano – dirà – Grandolfo somiglia a Floccari, ma farà strada nel calcio. Va così in archivio la stagione, tra approfondimenti sul nuovo talento barese della rosea e i primi rumur di mercato. Si muove la Juventus che strappa ai baresi un’opzione ma alla fine la spunta il Chievo che si assicura il ragazzo in prestito: la dirigenza è sicura che lungo la sponda più tranquilla dell’Adige riuscirà a crescere ancora, diventando una pedina importante dello scacchiere di Mimmo Di Carlo. Grandolfo sceglie il 39, il numero dell’esordio in A e della tripletta, ma stavolta la magia non si ripete. La stagione spesa a fianco di gente come Pellissier, Paloschi e Thereau lo forma come calciatore ma gli restituisce poco o nulla in termini di minutaggio. Il Chievo è un meccanismo troppo oliato per provare a cambiarlo, così a Grandolfo non rimane che il ruolo di quarta scelta e due spezzoni di partita in campionato. Il Chievo non lo riscatta e Grandolfo è torna a Bari, questa volta lo aspetta l’inedito palcoscenico della Serie B ma la voglia di riprendersi i riflettori rimane intatta. Sulle spalle porta però un numero importante, un’investitura: quel 9 che fu indossato da bomber del calibro di Igor Protti e Sandro Tovalieri. In panchina a guidare una squadra allestita per la Serie A c’è Vincenzo Torrente che dichiara di non curarsi della carta anagrafica: chi gioca meglio va in campo. Davanti però il reparto è affollato: Francesco Caputo, Antimo Iunco, Abdelkader Ghezzal, Marino Defendi sono giocatori di categoria non facili da scavalcare. Così Grandolfo, nonostante buone prove nelle amichevoli estive, è costretto alla panchina. In cinque mesi vede il campo soltanto sei volte non andando mai in rete.

La presentazione di Grandolfo con il Chievo. Photo by TgGialloblu

Non sorprende, a questo punto, che per l’ormai astro nascente pugliese arrivi una nuova discesa e un nuovo spostamento verso il Nord Italia. Lo prende in prestito il Tritium di Trezzo sull’Adda impegnato a raggiungere una problematica salvezza in Lega Pro – Prima Divisione. Il 20 gennaio, allo stadio Sinigaglia di Como, Grandolfo fa il suo esordio dal primo minuto e si accorge quasi subito, parafrasando il Sommo Dante, come sa di sale il pane altrui. I comaschi si sbarazzano dei bergamaschi con un 4-0 che non ammette repliche. Per l’attaccante di Castellana Grotte solo la soddisfazione di esser tornato in campo. Il turno successivo il Tritium riposa: una settimana extra per trovare la forma giusta e l’intesa con i compagni prima della sfida “casalinga” con la corazzata Lecce. Per Grandolfo è un derby, per il Tritium l’occasione della svolta dopo l’arrivo in panchina della coppia Cazzaniga- Romualdi. Si gioca al Brianteo di Monza e Grandolfo è titolare, ma tra le due squadre c’è un abisso: da una parte Guillermo Giacomazzi, Ernesto Chevanton e Inacio Pià dall’altra una compagine che si è guadagnata il professionismo con la corsa e cuore di elementi come i fratelli Bortolotto. I padroni di “casa” partono bene e sono i primi ad arrivare al tiro, ma è solo una fiammata. I salentini passano al 15° con Giacomazzi, facendo intendere come sarà la sinfonia. Ma non c’è tempo: sull’azione successiva il trezzino Roberto Bortolotto scocca un insidioso tiro dalla distanza che il portiere leccese Davide Petrachi non riesce a trattenere e, nel tentativo di riappropriarsi della sfera, atterra Grandolfo. È rigore. Sul dischetto si presenta Grandolfo ma il suo tiro è debole e viene intercettato dall’estremo difensore. La maledizione continua: l’attaccante, da quel pomeriggio di Bologna di un anno e mezzo prima, non riesce più a gonfiare la rete. Per giunta il Tritium affonda e con il Lecce è costretto ad accettare un 3 a 0 che lo relega all’ultimo posto in classifica. È il punto più basso della carriera di Grandolfo, ma la società crede in lui e anche la coppia di allenatori che pure qualche volta lo fanno accomodare in panchina.

Così il 16 aprile 2013 contro il Treviso arriva quel gol atteso ormai da due anni, una rete da attaccante vero. Sul finire del primo tempo c’è un calcio di punizione per il Tritium, sul punto di battuta va lo specialista Arrigoni che mette il pallone nell’area trevigiana: colpo di testa di Calvi, respinta di Tonozzi ma la sfera rimane lì a portate di Grandolfo che per primo riesce a toccarla in rete. La gioia del ragazzo di Castellana Grotte è incontenibile, ma è soltanto una gioia effimera. Nelle quattro partite conclusive del campionato e nelle due dei play-out contro il Portogruaro la rete rimane tabù, per contro il Tritium agguanta un’insperata salvezza.

Grandolfo torna a Bari, ma sarà ancora una volta per un saluto veloce prima di andare ancora in prestito a Savona, ancora Lega Pro. Si tratta di una neopromossa ma l’organico è di qualità e il campionato per i liguri va oltre le aspettative, tanto da arrivare a giocarsi i play-off della B. Ma nell’annata positiva della truppa guidata da Ninni Corda non c’è spazio per Grandolfo, surclassato dal compagno di reparto, Francesco Virdis, autore di 15 gol. Alla fine le presenze sono 14 e i gol, uno soltanto, come l’anno prima. Stesso girone, stesso copione. Ma questa volta non ci sarà alcun ritorno a Bari: il contratto con i galletti infatti è in scadenza e la dirigenza pugliese decide di fare a meno di Grandolfo. Per l’attaccante è un colpo durissimo da smaltire. A 22 anni, senza squadra e con un curriculum che parla di due gol in tre anni, di strade da percorrere ce ne sono poche.

Grandolfo accetta una nuova discesa di categoria e, grazie anche alla segnalazione di Luciano Foschi al diesse Marco Lancetti, ottiene un provino con la Correggese, in D. Se ripartenza deve essere ci vuole la giusta rincorsa, meglio un anno tra i dilettanti da titolare che uno in panchina tra i pro. Ma prima c’è da convincere lo staff biancorosso: le doti dell’attaccante però non sono scomparse nel nulla e a settembre la società decide di mettere sotto contratto il giocatore. La scelta si rivela azzeccata per entrambe le parti: Grandolfo disputa un campionato superlativo che lo vede a segno 20 volte in campionato, la Correggese, grazie alle sue prestazioni super, raggiunge in scioltezza i play-off e la finale di Coppa Italia dilettanti, poi persa. A meno di un anno dalla fine del contratto con il Bari, Grandolfo era tornato a far parlare di sé non più come promessa mancata ma per le sue realizzazioni a ripetizioni.

Dopo un’annata così, l’interesse dei professionisti non tarda ad arrivare: la chiamata viene da Sud, dalla sua regione. La Fidelis Andria fresca di promozione in Lega Pro lo vuole per rinforzare il suo parco attaccanti. Non c’è bisogno di andare per le lunghe: la trattativa si chiude in fretta e alla prima di Coppa Italia contro il Martina, Grandolfo è subito in campo. Pronto a riprendersi le luci della ribalta. L’attesa dura solo 9 minuti, il tempo passato prima della rete che decide l’incontro, arrivata grazie a una sua zampata da dentro area che fa esultare il Degli Ulivi. La vittoria non verrà omologata, anzi il giudice sportivo decreterà poche ora più tardi il 3-0 a favore del Martina perché la Fidelis aveva schierato un calciatore squalificato. La vittoria svanisce ma rimane la sensazione che Grandolfo sia pronto a iniziare la stagione come l’aveva finita. Dando del tu alla porta. E la conferma avviene qualche giorno più tardi sul campo dell’Ischia Isolaverde: è la seconda giornata di Coppa Italia e la Fidelis deve solo vincere per tener vivo il discorso qualificazione. I padroni di casa vanno in vantaggio per due volte ma non fanno i conti con un Grandolfo in giornata di grazia che insacca tre volte: prima in acrobazia, poi da fuori area dopo aver resistito alla carica dei difensori isolani e per finire di giustezza, con quella fame da predatore d’area che caratterizza i grandi bomber.

La tripletta di Grandolfo contro l’Ischia

La vittoria in sé non serve però alla Fidelis che verrà comunque eliminata – l’Ischia vittorioso con il Martina passerà per miglior differenza reti – ma certifica il ritorno ad alti livelli del numero 9. Una conferma che arriva puntuale alla prima giornata di campionato. La Fidelis va a far visita al Lecce, ancora una volta tra le favorite del girone, gli stessi giallorossi contro cui l’attaccante aveva fallito un rigore al suo esordio con la maglia della Tritium. Questa volta però le cose vanno in un modo completamente diverso: la Fidelis si impone per 3-1 e Grandolfo ci mette lo zampino, “bucando” la porta difesa da Massimiliano Benassi per il momentaneo 2-0. Un gol alla Inzaghi, infilandosi sul filo del fuorigioco tra le maglie della difesa dei padroni di casi, sfruttando un assist involontario del compagno Strambelli. Un gesto che sembra dire a tutti: “Grandolfo, quello della tripletta al Bologna, è un giocatore vero ed è tornato per riprendersi tutto con gli interessi”. Non sarà un’illusione e l’attaccante troverà la via della rete ancora in quattro circostanze e chiuderà la stagione con 9 centri totali diventando il capocannoniere della squadra, ma soprattutto rivelandosi elemento indispensabile nel gioco federiciano.

Lecce-Fidelis 1-3, la rete del 2-0 la mette a segno Grandolfo

La buona stagione in Puglia non passa inosservata e l’ambizioso Bassano di Mister Diesel, Renzo Rosso, punta deciso su di lui. Basta un trattativa breve per convincere l’attaccante ad accettare la proposta dei veneti: i giallorossi non nascondono di puntare alla B e per Grandolfo rappresentano un ulteriore passo in avanti. La stagione 2016-2017 ha l’aspetto atteso della svolta, stavolta definitiva. E i numeri non tardano a confermare questa sensazione. Grandolfo insieme a Michael Fabbro forma una coppia d’attacco perfetta che combina imprevedibilità, tecnica e forza fisica. I berici centrano i play-off alla penultima giornata domando il Gubbio per tre a zero e sul risultato una firma indelebile la mette Grandolfo con una doppietta che sul piano personale vale la prima doppia cifra stagionale tra i professionisti. Ma soprattutto sembra essere il sigillo che certifica la maturazione di un talento che sembrava essersi smarrito nei troppi cambi maglia e in un battesimo di fuoco. La stagione si conclude al primo turno dei play-off con il Bassano eliminato ma Grandolfo viene riconfermato: dai suoi gol sarebbe ripartita la scalata alla B. Ma un nuovo ostacolo si stava avvicinando a balzi decisi, determinato a sbarrare la strada al ragazzo di Castellana Grotte. Così dopo un inizio di campionato non esaltante, una sola rete nelle prime quattordici giornate, con i giallorossi lontani parenti di quelli della stagione precedente, il 19 novembre arriva il colpo del Knock Out.

Grandolfo con la maglia del Bassano nella stagione 2016-2017

Succede tutto alla mezz’ora di Sambenedettese-Bassano: il crociato di Grandolfo cede di botto portando con sé le speranze di una stagione. Per il centravanti la storia con la compagine vicentina finisce qui. Il resto è storia recente: Rosso sposta capitali e idee nel progetto di rinascita del Vicenza e il Bassano è costretto a ripartire con nuovo nome dalla Prima Categoria. Grandolfo non rientra nei piani di Rosso così a luglio è di nuovo senza squadra. Stavolta però non scende di categoria: la neopromossa Virtus Verona – sì, ancora Verona nel destino di Grandolfo – decide di metterlo sotto contratto convinta che la sua esperienza possa rivelarsi preziosa in un campionato sfiancante come quello di Serie C. Qui l’attaccante trova come compagno di reparto quel Matteo Momenté che ai tempi delle giovanili dell’Inter era indicato da molti come un giocatore di sicuro avvenire. Anch’egli vittima di una carriera di alti e bassi e di qualche cambio di maglia poco azzeccato. Questa volta per Grandolfo non è una Verona amara: fino ad ora è stata impiegato con continuità dal mister/presidente Gigi Fresco ed è riuscito a trovare la rete in cinque occasioni. L’ultima il 16 febbraio scorso in un terreno prestigioso e decaduto come quello del Liberati di Terni. Un gol alla Grandolfo: c’è un cross dalla trequarti destra, la sfera arriva giusto all’altezza del dischetto, l’attaccante si libera delle attenzioni del difensore e in spaccata al volo batte di sinistro il portiere. È una rete che contiene tutto: senso della posizione, opportunismo, precisione. Caratteristiche che anche quel pomeriggio di maggio al Dall’Ara avevano catturato le attenzioni di chi cercava un nuovo nome per il panorama nazionale.

L’ultimo gol di Grandolfo contro la Ternana

Facebook

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *