Casertana-Inter e quell’impressione di settembre

Il calcio di settembre regala impressioni, non c’entra il celebre brano della P.F.M. piuttosto le prime corse sui prati mai così verdi della Coppa Italia. Impressioni che mutano di segno soltanto pochi mesi più tardi, facendosi maledire da chi le aveva interpretate come messaggere delle buone novelle che ne sarebbero seguite. Il dizionario tra le varie definizioni di impressione riporta questa che ci sembra calzare al meglio. “Nel linguaggio corrente, idea, opinione personale in merito a determinati fatti, non fondata su elementi certi e su un ragionamento logico, ma suggerita da impulsi soggettivi spesso indefiniti, e della cui incertezza o scarsa consistenza il soggetto stesso si rende conto”.

E proprio questa accezione sembra confarsi a ciò che accade nel settembre del 1991, il giorno 3  per la precisione, quando i tifosi della Casertana hanno l’impressione di vivere il prologo di una stagione che li avrebbe fatti sognare in grande.  Allo stadio San Paolo di Napoli, casa momentanea dei casertani per l’inagibilità del Pinto, arriva l’Inter di Corrado Orrico e dei tedeschi Matthäus  e Klinsmann. In ballo c’è il passaggio del primo turno di Coppa Italia ancora in bilico dopo lo striminzito 1-0 dell’andata a favore dei nerazzuri, scaturito da un autogol di Petruzzi. Il San Paolo, riempito da 25.000 spettatori festanti, può essere un catino insidioso anche per chi l’estate prima aveva alzato al cielo la Coppa del Mondo. E le prime battute della partita sembrano confermarlo: la Casertana con le guizzanti punte Campilongo e Carbone crea scompiglio nel reparto arretrato interista dando l’impressione di poter arrivare al gol che pareggerebbe il conto. L’impressione, appunto, perché a passare in vantaggio per ben due volte sono i più quotati milanesi. Un colpo di testa di Dino Baggio e una sgroppata di Matthäus spezzano in due le speranze del popolo casertano. Ma tra i 25.000 del San Paolo si insinua l’impressione – ancora lei – che seppur il discorso qualificazione sia chiuso, la storia della partita non sia ancora finita. E l’ossigeno che rianima la fiammella di questo pensiero arriva otto minuti dopo il due a zero interista. Un errore in disimpegno di Baggio da il là  a un contropiede della Casertana che si conclude con il tiro di Carmine Esposito che batte Walter Zenga. 1-2 e partita di nuovo aperta. Se la “piccola” Casertana deve uscire dal torneo, lo vuole fare almeno con la soddisfazione di aver fermato l’Inter. A quel punto la spinta del San Paolo e il rilassamento della banda di Orrico sono fattori decisivi per far in modo che l’impensabile accada: il pareggio della Casertana. Tre giri di lancette dopo il guizzo di Esposito, un calcio d’angolo diventa il pretesto per arrivare al pareggio. Dalla bandierina il pallone rimbalza due volte sulla testa dei giocatori casertani prima di diventare giocabile per Campilongo, abbondantemente oltre la linea difensiva nerazzurra cosi come i suoi compagni Serra ed Esposito. Ma la bandierina del guardialinee rimane giù e l’arbitro non fischia: l’azione continua. L’attaccante dal canto suo spara dritto per dritto sul corpo di Zenga. Il pallone rimane lì, in area, ma finisce sui piedi di Marco Serra che di mezza rovesciata ribadisce in rete. È gol. La Casertana pareggia il conto delle reti e può festeggiare; un’esultanza resa ancora più eccitante dal sapore agrodolce di un gol di rapina.

Perché si tratta di un furto, è evidente, ma è un furto innocente perché avviene attraverso interposta persona – il guardialinee – ma soprattutto ha la straordinaria capacità di restituire il giusto quadro di quel che si è visto nella doppia sfida. Una svista umana ininfluente nell’economia del confronto, ma capace di rafforzare le speranze dei tifosi casertani in vista della nuova stagione. Al triplice fischio finale chi abbandona lo stadio ha l’impressione che, nonostante l’eliminazione, la squadra allenata da Adriano Lombardi possa far divertire ancora. Gli elementi, dopotutto, non mancano: c’è un giovane portiere che si chiamo Luca Bucci, in difesa il promettente Petruzzi, mentre il reparto d’attacco è una batteria di giovani pronti a farsi notare. Oltre a Carmine Esposito autore di una delle reti all’Inter c’è Salvatore Campilongo, l’agile Raffaele Cerbone e il talentuoso Benito Carbone.

Casertana-Inter al San Paolo

Ma è una serata di settembre, è ancora estate, e il clima mite è la culla più soffice per coccolare illusioni. Mai impressione, infatti, sarà lontana dalla realtà, dal responso oggettivo del campo. La stagione sarà una delle più lunghe e sofferte per la compagine campana che chiuderà il campionato al quartultimo posto, a pari punti con Taranto e Venezia, e sarà costretta a giocarsi tutto in uno spareggio salvezza con i pugliesi.

L’epilogo andrà in scena il 20 giugno, a 300 chilometri più a Nord di Caserta, allo stadio Del Duca di Ascoli. Qui non basterà il supporto di 5000 tifosi giunti dalla Campania per spingere la Casertana alla vittoria. Il gol di Raffeale Cerbone che pareggia il vantaggio tarantino di Turrini, sarà soltanto un’altra illusione per il popolo casertano che dovrà sopportare i tempi supplementari e la doccia gelata del gol di Salvatore Fresta che metterà la parola fine alla stagione. Una stagione che era iniziata dieci mesi prima sotto un cielo di settembre e che dava l’impressione di essere portatrice di emozioni diverse. Appunto l’impressione.

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