I marchi che hanno vestito la provincia. (Parte due)

Prosegue il nostro viaggio alla (ri)scoperta dei marchi che hanno vestito le squadre della provincia. Brand che hanno conosciuto la notorietà soltanto per qualche anno, grazie alla sponsorizzazione di qualche club di nome, o sono entrati nell’immaginario collettivo, segnando a loro modo il mondo dell’abbigliamento tecnico.

GAZELLE

Questo marchio, diventato oggetto di culto tra i collezionisti di maglie storiche, conobbe il suo punto di maggior notorietà nel settennato che 1983-1990, quando il marchio con l’effige dell’agile animale della savana comparve sul petto dei giocatori del Brescia. Le magliette realizzate si distinguevano per la sobria eleganza e la fedeltà ai colori sociali delle Rondinelle: niente scelte stravaganti, o particolarmente innovative, ma grande cura dei dettagli e rispetto della tradizione. Questa, in sintesi, la filosofia di Gazelle adottata per vestire il Brescia calcio che durante questo periodo passò dalle sabbie mobili della serie C alla serie A, riconquistata nel campionato 1985-86, dopo aver subito l’onta della doppia retrocessione dalla Massima Serie nel biennio 1980-1982.
Ma la compagine della città della Leonessa non fu l’unica a scegliere Gazelle come partner tecnico; in quegli stessi anni il marchio firmò anche le gialle casacche del Pergocrema, espressione calcistica, della vicina Crema. L’approccio è sempre lo stesso: sobrietà e fedeltà alla tradizione.
Oggi di questo marchio sembra essersi persa ogni traccia, rimangono le foto del Brescia di quegli anni, qualche cimelio di tifosi e collezionisti ma non si trova quasi più nulla della sua storia di questo Brand.

BIEMME

Vi ricordate l’ultima “provinciale” a vincere un trofeo nazionale? Fu il leggendario Vicenza di Francesco Guidolin che si aggiudicò la Coppa Italia 1996-1997 battendo in una doppia finale il Napoli. Quell’anno i biancorossi “stregarono” l’Italia con il loro gioco sbarazzino e senza timore reverenziale. Quel Vicenza diventò oggetto di culto per tanti e anche la maglietta a strisce verticali biancorosse con la scritta Pal-Zileri contribuì ad accrescerne il fascino. Una divisa realizzata da Biemme, brand vicentino con sede a Brogliano che dal 1978 si era specializzato negli equipaggiamenti per ciclisti. In quegli anni però il patron Maurizio Bertinato decise di intraprendere l’avventura nel calcio. Il suo inizio fu vicino a casa, appunto, fornendo le divise al Vicenza nel 1995, per poi espandersi con Chievo Verona, Cagliari, Fidelis Andria e Padova. Con l’arrivo del nuovo Millennio, il marchio di Brogliano abbandonò il calcio, preferendo puntare forte sull’abbigliamento da ciclismo, il primo amore. Nel 2014, Maurizio Bertinato venne condannato dalla giustizia rumena a 4 anni di reclusione per evasione fiscale nel paese in cui aveva delocalizzato parte della produzione. Nell’ottobre del 2016, Bertinato, ormai ex proprietario, che si dichiarò sempre innocente, scelse di scontare la pena in Italia, chiedendo gli arresti domiciliari.

A-LINE

In qualche maniera legato a Biemme è un altro marchio che nei primi 2000 fece parlare di sé. Si tratta di A-line, un progetto che nacque in Sardegna nel 1999, su un’idea dell’ex Inter Gianluca Festa e del francese Christian Karembeu con il sopporto strategico di Andrea Picciau, ex calciatore professionista e, soprattutto, rappresentate di Biemme nell’isola. Con queste premesse, il neonato Brand non ebbe difficoltà a farsi spazio nel calcio che conta. Festa e Karembeu erano ottimi uomini immagine, mentre Picciau, con la sua esperienza in Biemme, era l’elemento che serviva per far quadrare il cerchio o, meglio, tornare i conti. E proprio da Picciau arrivò il primo grande cliente: l’Uruguay Under 17 che vedeva in A-Line il partner giusto per gli scarpini destinati ai suoi campioncini. Il contatto era germogliato tre anni prima quando Picciau era nel paese sudamericano, precisamente a Punta de l’Este, per giocare un torneo internazionale con il CUS Cagliari. La squadra degli universitari cagliaritana giunse in finale e per l’occasione vennero allo stadio Paco Casal, il suo braccio destro Delgado, Pato Aguilera e anche Oscar Tabarez. Delgado chiese il contatto di Picciau, inizialmente per i prodotti Biemme; da lì il passo fu breve e nel 1999 arrivò l’accordo per la fornitura di scarpini A-line alla Celeste. A poco a poco, grandi nomi del calcio iniziarono a scegliere A-line per i loro scarpini. Oltre a Festa e Karembeu calzavano A-line giocatori come Fabian O’neill, Marcelo Otero, Marco Branca e Ian Wright. Il passo come partner tecnico di un club era ormai dietro l’angolo. Nel 2002, infatti, si concretizzò la sponsorizzazione più importante, quella del Cagliari. Il Brand si legò al club rossoblù per un triennio, firmando anche la maglia numero 10 del ritorno di Gianfranco Zola, nella stagione 2003-2004, quella che valse la promozione in A degli isolani. Nello stesso periodo A-line comparve nelle divise di altre squadre: le sarde Selargius e Torres, il Vicenza e la Sambenedettese. Un periodo, la prima decade del 2000, che rappresentò anche il massimo splendore per il Brand che cessò di esistere nel 2013.

GALEX

In questa sfilata non poteva mancare Galex che è stata compagna delle avventure calcistiche del vulcanico Luciano Gaucci. Nata nel 1991, anno in cui Gaucci acquisì il Perugia, debuttò sulle maglie del Grifo soltanto quattro anni più tardi nella stagione 1995-1996, un’annata storica per gli umbri che si concluderà con una promozione in Serie A attesa da ventiquattro anni. Per la marca del patron, anche se formalmente il presidente era Silvio Alfredo Salerni, – Luciano Gaucci doveva scontare tre anni di squalifica per illecito sportivo in merito alla partita Siracusa-Perugia – fu un debutto meraviglioso nel mondo del pallone. Il sodalizio con il Grifo durò per un decennio, accompagnando il club in tranquille salvezze ma anche nella campagna europea del 2004-2005, iniziata con la vittoria dell’Intertoto e culminata con il debutto in Coppa Uefa. Ma il Perugia non fu la sola squadra a vestire Galex: tra la fine degli anni ’90 e i primi Duemila, la “X” comparve anche sulle magliette di Viterbese, Sambenedettese e Catania. Tutte queste avevano un denominatore comune, era presiedute da Gaucci. In quegli anni se un club indossava Galex molto probabilmente era parte della galassia del presidente. Con la fine dell’era Gaucci, anche Galex sparì dal mondo del calcio, tuttavia rimase attivo con la produzione di kit tecnici e palloni per futsal e calcio a undici.

Facebook

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *