Dionigi e la tripletta che costa la panchina a Colomba

Tra Reggina e Salernitana c’è una lunga storia di intrecci in anni di campionati di B e C, c’è una discreta serie di ex da una parte e dall’altra e anche un gemellaggio tra le due tifoserie. Ogni sfida dal 1986, anno in cui è nato il sodalizio ultras, è una festa di cori e bandiere. Ma in campo, come è logico che sia, i ventidue non si risparmiano e, pur nella particolarità della sfida, l’agonismo non viene meno.

Succede anche il 26 gennaio 1997 quando al Granillo arriva la Salernitana guidata in panchina da Franco Colomba, ancora inconsapevole che nel suo futuro ci sarebbero stati impressi i nomi di quei posti e di quella gente. I padroni di casa, dall’altro canto, sono impegnati in una difficile corsa alla salvezza che sembra possibile grazie alla verve sottoporta del giovane centravanti, Davide Dionigi, che con nove centri è il capocannoniere della squadra. Tuttavia i calabresi si presentano davanti ai propri tifosi reduci dalla sconfitta rimediata a Brescia e da un poco lusinghiero penultimo posto in classifica, di contro i campani arrivano a Reggio dopo la vittoria di misura con il Venezia, in cerca di un altro risultato utile per sferzare un campionato fin lì anonimo.

I granata infatti sono in invischiati nei bassifondi della classifica e, come accade in queste circostanze, il primo a finire sul banco degli imputati è il mister. Nonostante le premesse però se si volesse scommette una lira quella cadrebbe sul piatto della Salernitana. Ancora una volta però le divinità che governano le cose del calcio hanno un altro piano. Non c’è classifica, non c’è gemellaggio, c’è invece il giovane Dionigi nel ruolo di carnefice e l’allenatore granata Colomba nella parte della vittima. Sono passati 25 minuti dopo il fischio d’inizio quando arriva il colpo di Dionigi: nell’area salernitana spiove un pallone che con avidità rapace il centravanti reggino indirizza alle spalle di Chimenti. Un brivido percorre la schiena di Colomba che è chiamato a reagire, a riorganizzare la squadra, a rimettere in bolla la partita. C’è tempo, il conforto di un undici più attrezzato, e forse l’aiuto di quel gemellaggio che rende il Granillo uno stadio “amico”.

Tuttavia il cronometro corre senza ascoltare ragioni, senza curarsi dello spirito del gemellaggio e di un pareggio che avrebbe accontentato tutti. E la Salernitana di Colomba rimane lì, sotto di un gol. Fino a quindici minuti dalla fine della contesa quando il direttore di gara assegna un rigore per i padroni di casa. Sul dischetto si presenta Dionigi che infila per la seconda volta il portiere avversario facendo ribollire il catino del Granillo. A bordo campo la temperatura corporea di Colomba schizza in senso inverso: il tecnico sente vicino il baratro, la fine di un’avventura iniziata con il piede malfermo. Ma forse non tutto è perduto. C’è ancora un quarto d’ora: un gol subito poi, chissà, nei minuti finali può accadere l’impensabile. E invece non passano più che due minuti prima che arrivi la terza rete della Reggina, quella che mette la parola fine alla partita. Questa volta è un colpo di testa a battere Chimenti, cambia il modo ma non cambia l’autore. Ancora Dionigi che si porta a dodici reti stagionali e firma la prima tripletta della carriera. Tre gol che per Colomba sono più amari del fiele: tre ganci diretti che lo spediscono lontano da Salerno.

Nelle ore successive alla sconfitta il tecnico viene sollevato dal suo incarico, alla guida della squadra gli subentra Franco Varrella che tuttavia non riuscirà a far uscire la Salernitana dal suo grigiore. Dionigi dal canto suo continua a vedere la porta con una regolarità sorprendente risultando decisivo per la salvezza della Reggina. Il centravanti granata mette a segno altri 12 gol che gli valgono il titolo di capocannoniere del torneo e soprattutto la chiamata della Fiorentina in A. Firenze però non è Reggio Calabria e Dionigi fatica a trovare spazio. Passa quindi al Piacenza dove gioca per 2 stagioni e mezzo, non ripetendo i fasti reggini ma contribuendo alla causa emiliana. A livello realizzativo Dionigi è lontano dall’exploit di Reggio e nemmeno la buona parentesi blucerchiata sembra poter rialzare le quotazioni dell’attaccante che sembra essere entrato in un limbo di anonimato.

La tripletta di Dionigi alla Salernitana

Ma è a questo punto della storia che nel cammino di Dionigi torna la Reggina. Nel gennaio del 2001 i calabresi sono in Serie A e in panchina c’è Franco Colomba. Da quel pomeriggio di 5 anni prima sembra passato un secolo, Colomba è diventato un allenatore stimato nell’ambiente che quell’anno ha l’arduo compito di salvare la Reggina. Il peso offensivo di Dionigi può tornare utile per affrontare la seconda parte della stagione. In effetti, l’attaccante si rivela in forma, mettendo a segno 6 reti che contribuiscono a portare i reggini allo sfortunato spareggio con l’Hellas Verona che decreta la retrocessione. L’anno successivo però, contrariamente a quanto spesso accade, in Riva allo Stretto rimangono sia Colomba sia Dionigi e con loro anche la voglia della società di riabbracciare la Serie A.

La stagione 2001-2002 è una marcia trionfale che porta gli amaranto a chiudere al terzo posto e ad agguantare una nuova promozione. Dionigi mette a segno 10 reti, ritrovando quella doppia cifra che mancava dalla prima stagione amaranto, quella della tripletta – la prima e unica in carriera – alla Salernitana che era costata la panchina a quel tecnico che ora non può più fare a meno di lui.

Dopo la promozione con la Reggina Franco Colomba passa al Napoli, allora in Serie B, e si porta con sé anche Dionigi. È una stagione tribolata: il tecnico viene esonerato per poi essere richiamato con la squadra a un passo dal baratro. Ma i partenopei si salvano per il rotto della cuffia anche e soprattutto grazie alle 19 reti di Dionigi che sembra saldare quel conto aperto con Colombo quel pomeriggio di gennaio di qualche anno prima.

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