Denis Stracqualursi con la maglia del Taranto Foto Max Todaro/Blunote

La storia di Denis Stracqualursi, il centravanti che iniziò dal rugby

La curiosa carriera dell’attaccante del Taranto iniziata dalla palla ovale

Negli anni ‘70 e per lunghi tratti negli ’80 il Taranto è stato un habitué della Serie B dove si distingueva per disputare campionati più che dignitosi e per il calore dei suoi tifosi. Negli anni recenti, però, le cose sono peggiorate: dall’inizio del Nuovo Millennio la società ionica è fallita due volte e i tifosi hanno assistito a una passerella infinita di presidenti con il solo risultato di accarezzare il ritorno in B, sempre svanito ai play-off. 

Oggi il Taranto milita addirittura in Serie D da dove dal 2017, nonostante i proclami della dirigenza, non si è più mosso. Ogni estate il mercato regala facce nuove per raggiungere la C e anche quest’anno non ha fatto eccezione, soprattutto con un’operazione internazionale che ha fatto sognare la piazza. 

 

L’entourage del presidente Giove ha convinto il centravanti argentino Denis Stracqualursi a trasferirsi in Puglia. Si tratta di un attaccante classe ’87, di un metro e novanta per quasi novanta chili, capace di farsi un certo nome in Patria tanto da arrivare a essere ingaggiato dagli inglesi dell’Everton. Era l’agosto 2011 ed “El Traca” (in italiano miccetta esplosiva), questo è l’apodo di Stracqualursi, veniva da una stagione con il Tigre e dal titolo di capocannoniere del Torneo di Apertura del campionato argentino.

 

Eppure, soltanto cinque anni prima Stracqualursi calcava i campi dilettantistici argentini con il Ben Hur di Rafaela, la squadra della sua città: lontano anni luce dal professionismo. Da adolescente, il suo fisico robusto l’aveva ingannato spingendolo a cimentarsi nel rugby, lasciando in stand-by il calcio e saltando una parte importante nella formazione di un calciatore. Così, a diciotto anni, il giovane Stracqualursi si trovava a metà strada fra due sport. Pagava la scelta di aver iniziato con il rugby ma anche una mancanza di disciplina che l’aveva portato a preferire alla vita da atleta, la compagnia degli amici e le scorribande per le vie del barrio di Villa Dominga.

 

Un giorno il padre Roberto, stanco di vedere il figlio bighellonare, si presentò nella piazzetta frequentata da Denis deciso a scuoterlo. “Non fare lo stupido – gli disse -. Ti sosterrò per un altro anno dopo di che andrai a lavorare. Questa è l’ultima occasione che hai per diventare un calciatore”. Era il 2007, Denis non era né un calciatore né un rugbista e non era riuscito nemmeno a finire la scuola. Quel giorno il padre però aveva deciso che se proprio il figliuolo doveva sfondare sarebbe stato nel calcio. 

 

Quel che successe dopo ha dell’incredibile, come se quella tirata d’orecchi avesse rotto un incantesimo. Il primo segnale arrivò di lì a poco, quando lo Sportivo Norte, espressione calcistica del quartiere e militante nel Torneo Argentino C (il quinto livello calcistico), decise di puntare su di lui seppur come riserva del centravanti titolare. Nulla di esaltante per la verità, fino a quando il club non organizzò un’amichevole contro l’Unión de Sunchales, formazione che militava nel Torneo Argentino A (all’epoca terzo livello argentino). Il giorno della partita, però, il centravanti titolare era in vacanza, così toccò a Stracqualursi guidare l’attacco dello Sportivo. Fu in quel momento che la sua carriera cambiò segno: durante la partita riuscì infatti a far danzare il suo fisico ingombrante, tenendo in scacco la difesa dell’Unión e trovando la gioia del gol. Una prestazione che non lasciò indifferenti gli avversari che non ci pensarono troppo a metterlo sotto contratto. Stracqualursi accettò, dopotutto Sunchales era a una quarantina di chilometri da Rafaela e il doppio salto di categoria un’occasione ghiotta. 

 

Fu la svolta: la sua stazza da rugbista sembrava finalmente aver preso le misure al pallone. Cominciarono ad arrivare le reti, tante, quasi tutte di potenza, molte di testa. Saranno 11 in 24 partite che gli varranno, nel luglio del 2008, la chiamata dalla Serie A argentina grazie al Gimnasia La Plata. Era passato poco più di un anno dal giorno in cui il papà Roberto andò in piazzetta per lanciargli l’ultimatum. Un anno da quando Denis scelse di diventare un calciatore e non un rugbista. Quel che avvenne dopo è storia nota: il passaggio al Tigre, il titolo di capocannoniere del campionato argentino, l’esperienza non felicissima all’Everton – ma con la gioia di segnare a Cech in un Everton-Chelsea -, il San Lorenzo e un’avventura felice in Ecuador con il titolato Emelec, sempre portandosi dietro il suo passato da rugbista. Ora “El Traca”, a quasi trentatré anni, ha scelto di rimettersi in gioco in Serie D, sperando che quel suo soprannome finisca presto sulla bocca dei tifosi rossoblu e che il suo fisico, temprato dalle mischie, possa dare al Taranto la spinta decisiva verso la C.

Denis Stracqualursi durante il match con il Sorrento - Foto di Franco Capriglione

Finora però i risultati non sono dalla sua parte: “El Traca” sembra lontano dal top della forma e avulso dal gioco dei degli ionici; è arrivato un gol fortunoso contro la Puteolana in mezzo a prestazioni piuttosto deludenti. Troppo poco per le aspettative che si erano create intorno a lui ma le chances per recuperare sembrano esserci. La società rossoblu ha messo a tacere le voci su un possibile taglio e, nonostante il Campionato sia fermo fino al 29 novembre a causa del COVID, è intenzionata a puntare su di lui, almeno per i due recuperi di novembre, le uniche partite ammesse in questo periodo.

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