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Zeytulaev-Shomorudov, quando i gol arrivano da lontano

Il calcio non fa selezione all’entrata, permette a chiunque di poter entrare nel club, di ritagliarsi un attimo di gloria. Non guarda il passaporto: l’età, la provenienza non contano. Così succede che un pezzettino di storia del calcio italiano possa essere scritto anche dall’Uzbekistan. Un paese che alle nostre latitudini è sconosciuto ai più, confuso tra i vari “stan” in un’amalgama indefinita che rimanda a guerre e dittature. Figurarsi se può c’entrare con il calcio. Eppure è successo, già due volte.

Ieri sera una girata di destro del genoano Eldor Shomorudov è diventata la sequenza che certifica il primo gol di un calciatore uzbeko nel nostro campionato. Una rete inutile nell’economia della partita ma pesante di valore storico. Il nome di Shomorudov rimarrà impresso nel librone della statistiche: lui rimarrà per sempre il primo, anche se domani il Genoa dovesse venderlo anche se non dovesse giocare mai più. Ma quello dell’attaccante genoano non è stato il primo gol uzbeko in Italia. Il 25 maggio di dodici anni fa un altro calciatore uzbeko aveva segnato una rete di un peso specifico completamente differente. 

Avvenne sotto il diluvio in un campo diventato una palude nella quale stavano sprofondando i colori di una squadra che aveva visto giorni migliori. Busto Arsizio – provincia di Varese – poteva essere il Vietnam per l’Hellas Verona, perché era la gara di ritorno di uno spareggio per non retrocedere in Seconda Divisione e perché la Pro Patria, padrona di casa, era avanti per 1-0. Un risultato che annullava la vittoria scaligera dell’andata e apriva le porte del baratro per i gialloblù. Ma proprio quando tutto sembrava essere sul punto di crollare arrivò una mano (o meglio un piede) insperata a trarre fuori dalle sabbie mobili l’undici veronese. Un’azione solitaria in area, un avversario eluso con una finta e un destro secco che non lasciava scampo al portiere. Il pallone era diventato la sassata che mandava in frantumi la barricata della Pro Patria. All’ultimo momento utile, come nei film.

Il Davide per quel giorno si chiamava Ilyos Zeytulaev, era un attaccante che veniva dal lontano Uzbekistan, il primo in assoluto ad arrivare in Italia. Aveva già segnato nel nostro paese con la maglia del Crotone ma quel pomeriggio a Busto Arsizio, davanti a duemila tifosi veronesi, aveva realizzato il più importante dei gol. Una rete che andava ad aggiungersi ad altre marcature storiche che avevano segnato promozioni, salvezze e anche uno scudetto. Zeytulaev, in quel momento, determinante come Elkjaer; il suo guizzo disperato, sotto la pioggia di Busto Arsizio, era diventato icona salvifica, come il più celebre gol senza scarpa segnato contro la Juventus.

Dalla serie A e alla Serie C, dallo scudetto alla salvezza, dalla Danimarca all’Uzbekistan. Due gol diversi, due storie diverse. Da Verona a Genoa. Perché il calcio non fa selezione all’entrata, permette a chiunque di poter entrare nel club, di ritagliarsi un attimo di gloria.

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