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Vincenzo Sarno e quel gol all’Ascoli, apice di una carriera rimasta a metà

Il 27 ottobre 2012 allo Stadio Granillo di Reggio Calabria si gioca Reggina-Ascoli ed è già uno spareggio per le due compagini impegnate a non sprofondare nella parte destra della classifica della B. In palio ci sono punti importanti per la salvezza e lo spettacolo, si sa dall’inizio, dovrà attendere perché i valori in campo sono quelli che sono. Eppure quel pomeriggio, in campo con la maglia amaranto, c’è un numero 7 che pare il più ispirato di tutti. Nei primi minuti sono i suoi assoli a tener su il morale ai tifosi locali e a impegnare il portiere avversario. Il primo è una giocata che si sviluppa tutta sulla linea dell’area di rigore: il centrocampista reggino riceve palla da un compagno, da posizione decentrata si accentra, sempre rimanendo a cavallo della linea, e fa partire un sinistro a giro velenosissimo. Sembra un gol sicuro, invece la manona dell’ascolano Guarna si mette in mezzo.

Pochi minuti più tardi è ancora lui a prendersi la scena: tunnel a un avversario sul cerchio di centrocampo e poi via, palla al piede, verso la porta e, prima di tirare, un altro intervento a eludere un avversario per sistemarsi il pallone ancora sul sinistro. Posizione quasi analoga all’occasione precedente e tiro a giro che costringe al doppio intervento Guarna. È l’ultima prova tecnica.

Poco prima della mezz’ora, il numero 7 riceve palla al limite dell’area, questa volta però è decentrato verso sinistra, non può esserci spazio per il suo tiro a giro di sinistro. Il giocatore reggino lo capisce e cambia strategia: si accentra eludendo le cariche dei difensori bianconeri e, appena dentro l’area, si esibisce in una rasoiata di destro che fa finire la sfera sul palo più lontano. È gol! La Reggina è in vantaggio e per lui è il primo – rimarrà l’unico – gol in Serie B. Lui si chiama Vincenzo Sarno, ha ventiquattro anni e una carriera che aveva conosciuto la ribalta tredici anni prima, quando, da bambino, era stato acquistato dal Torino per la cifra monstre di 120 milioni di lire. A nove anni, nel campetto della scuola calcio “Gaetano Scirea” di Secondigliano, le sue giocate più grandi di lui, e soprattutto così simili a quelle di un 10 argentino passato da quelle parti un decennio prima, avevano impressionato i talent scout di mezza Italia. Alla fine la spuntò il Toro che convinse il piccolo campione, o meglio i genitori, a trasferirsi al Nord, per quello che sarebbe stato il trampolino per una carriera da sogno.

Vincenzino sarebbe diventato una nuova stella del calcio come Roberto Mancini e Gabriel Omar Batistuta con i quali palleggia, sotto gli occhi di Bruno Vespa, una sera a Porta a Porta. Una strada che sembrava tracciata ma che non divenne realtà perché il talento indiscutibile di Sarno rimase inespresso. Non arrivò mai il palcoscenico della Serie A, dei campioni sognati da bambino e quel gol contro l’Ascoli fu soltanto il punto più alto toccato in carriera. Un gol in B, cerchiato di rosso, in mezzo a tante stagioni e tanti gol in Serie C, categoria che negli anni è diventata la sua dimensione. Soprattutto con le maglie di Pro Patria, Foggia e Padova, Sarno ha saputo ritagliarsi lo spazio che altrove gli era stato precluso. Certo, la sua storia non ha avuto il finale che gli pronosticava la televisione, ha comunque avuto un lieto fine seppur diverso: una carriera da professionista apprezzato e un talento che traspare dalle sue giocate. La categoria è un dettaglio quando in campo, come quel pomeriggio al Granillo, Vincenzo regala sprazzi di quella tecnica funambolica che aveva incantato il tubo catodico. 

Oggi Sarno gioca a Trieste con la maglia della Triestina, una nobile decaduta che da troppo aspetta di tornare in B. Chissà che quest’anno sia la volta buona e per Sarno arrivi la possibilità di dimostrare che la Serie C forse era una comfort zone troppo comoda per lui.

Reggina-Ascoli, la partita del primo gol in B di Sarno.
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