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Leandro Depetris, il ragazzino che doveva essere il nuovo Maradona

Storia di un talento mai espresso, di un trequartista che da ragazzino portava via la scena a Lionel Messi.

Il 28 maggio si gioca l’ultimo turno del campionato 2005-2006 di Serie B, allo Scida di Crotone i padroni di casa affrontano il Brescia in una partita che non deve dire nulla a entrambe le squadre. Sia i calabresi sia i lombardi, infatti, sono a metà classifica, lontani dalla zona calda e fuori dalla lotta play-off. Si gioca a viso aperto come piace agli amanti del calcio e ai due tecnici seduti in panchina, Zdenek Zeman su quella delle Rondinelle, Gian Piero Gasperini su quella dei pitagorici.

Lo spettacolo non tarda a venire e premia gli arrembanti rossoblù che si portano in vantaggio con una spizzata di testa del difensore Francesco Rossi anche se vengono subito raggiunti dal gol del bresciano Simone Del Nero. Dopo 20 minuti la partita aveva fatto registrare già due reti, ma da questo punto lo show è tutto dei padroni di casa che dilagano con le segnature di Jeda, Abdoulay Konko e di nuovo Jeda che al 56° porta il risultato sul 4-1. Meno di un’ora di gioco e la partita è già finita, anche se con Zeman tutto può accadere.

Succede allora che il boemo richiama in panchina Pietro Strada e George Mourad per buttare nella mischia due giovanissimi: l’ugandese Savio Nsereko e l’argentino Leandro Depetris. È il 66° e teoricamente c’è il tempo per rimettere in sesto la gara. Si rivelerà solo una possibilità, anche se, quattro minuti più tardi, le cose sembrano dare ragione a Zeman. Il neo entrato Depetris batte il portiere avversario Dei con un preciso diagonale e riporta in partita le Rondinelle. Una rete che è la prima in assoluto per il trequartista argentino che soltanto 6 anni prima in patria era considerato un potenziale nuovo Maradona.

Sì, in quella parte di mondo c’è sempre molta fretta e l’attesa per un nuovo “Pibe de Oro” è una costante da quando il 10 di Lanús ha smesso con il calcio giocato. E l’ennesima illusione è andata in scena anche nell’estate del 2000 quando il dodicenne Leandro affrontava in un torneo a Córdoba una rappresentativa del Newell’s Old Boys. In quella squadra giocava un altro numero 10 che di nome faceva Lionel, piccolo di statura, di un anno più grande ma forte come lui. La squadra di Leandro vinse quella partita e alla fine tutti i giornalisti corsero da lui, il nuovo astro del firmamento albiceleste. Da quell’estate successero molte cose, soprattutto l’interesse del Milan che lo porta in Italia con una particolare formula. Il ragazzo avrebbe continuato a giocare con la sua squadra argentina, l’Atlético Brown, ma quattro volte all’anno, Leandro sarebbe atterrato a Malpensa per poi aggregarsi con i pari età rossoneri. In una di queste volte, in una amichevole tra pari età disputata a San Siro prima di Milan-Juve, incantò i grandi mostrando giocate da fuoriclasse. Il vero ingaggio da parte del Milan di Depetris sfumò però quando il procuratore del giocatore chiese che il suo assistito venisse pagato due milioni di dollari a stagione dal compimento sedicesimo anno d’età. Non se ne fece nulla e il ragazzo fu rimandato in Argentina sponda River Plate.

Leandro Depetris con i ragazzini del Milan in un’esibizione avvenuta a San Siro prima di Milan-Juventus del 2000.

A questo punto entra in scena il presidente del Brescia Luigi Corioni che decide di riportare in Italia il giocatore. E quel pomeriggio di fine maggio sembra dar ragione alla dirigenza bresciana, quel gol inutile – la partita finirà 4-2 – sembra rappresentare l’atteso inizio della carriera di un predestinato. È soltanto un’illusione. Depetris rimane nella città della Leonessa per altre due stagioni giocando a singhiozzo e non trovando più la rete. Il suo fisico minuto – soltanto 1 metro e 67 per 69 chili – e la sua propensione eccessiva a cercare la giocata solitaria lo resero un corpo estraneo nel gioco del Brescia, nel frattempo passato nella mani di Serse Cosmi. Negli stessi anni, in un altro posto del mondo, intanto, quel Lionel contro cui aveva giocato in quell’estate del 2000 inizia a diventare “La Pulga” grazie alle giocate che tutti conosciamo.

Terminata l’esperienza con il Brescia, Depetris torna in Argentina, sotto contratto con l’Independiente non vede praticamente mai il campo tanto da decidere di riattraversare l’Oceano e provare a ripartire ancora dal Belpaese. Nell’agosto del 2009, a 21 anni, Depetris firma per il Gallipoli neopromosso in Serie B. In Puglia, il talento dell’argentino si vede solo a sprazzi che non bastano a dargli un posto nell’undici titolare. A fine stagione, complice anche la cattiva situazione societaria dei giallorossi, Depetris cambia aria accasandosi Chioggia in Serie D. L’avventura veneta però, complice il fallimento dei lagunari, dura soltanto pochi mesi, Depetris riesce a trovare un accordo con la Sanremese in Seconda Divisione. È un’altra stagione a vuoto che precede un nuovo ritorno in Argentina. Ancora una volta però sarà un arrivederci. Dopo una stagione allo Sportivo Belgrano, nella estate del 2012 firma per i rodigini del Delta Porto Tolle impegnati nel campionato di Serie D. Nella bassa veneta, dove la terra si intreccia con il mare e la nebbia confonde i contorni di ogni cosa, anche il talento dell’argentino sembra camuffarsi diventando quello che non era mai stato. Forse avvantaggiato da un campionato meno competitivo e dai ritmi più blandi, Depetris riesce a giocare con continuità ritrovando anche la rete e contribuendo alla prima storica promozione del club in Lega Pro.

Depetris con la maglia del Delta Porto Tolle.
Foto da https://www.rovigooggi.it/.

È la prima soddisfazione per il giocatore che a venticinque anni si trova nuovamente dalla parte giusta della storia, anche se per trovarla ha dovuto scendere nei dilettanti italiani, dimenticandosi la fila di giornalisti che lo seguivano da bambino, convinti di leggere nei suoi piedi la firma di un nuovo Maradona. Di un predestinato.

Dopo l’esperienza in Lega Pro con il Delta, Depetris passa alla Triestina prima di tornare in Argentina dove tutt’ora gioca con la maglia dell’Atlético Brown, la squadra con la quale giocava da bambino, quando in un torneo a Córdoba rubò la scena a Lionel Messi.

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