Una formazione del Baracca Lugo in divisa bianco nera con Cavallino Rampante (foto di Stefano Visani da Frammenti storici della Romagna)

Quando scendeva in campo il Cavallino Rampante

La lunga parentesi del Baracca Lugo, la squadra che omaggiava l’Asso dei Cieli.

Nel decennio che chiude il Ventesimo secolo gli appassionati di calcio italiani iniziano a conoscere le gesta di un piccolo club della provincia romagnola, la proiezione calcistica della cittadina di Lugo, centro di poco più di trentamila anime, a un tiro di schioppo dai brillanti mosaici di Ravenna. Il club, che scende in campo con una divisa bianco nera, si chiama Baracca Lugo e cattura l’attenzione soprattutto nel biennio ’88-’90 quando, guidato in panchina da un giovane Alberto Zaccheroni, propugna un calcio sbarazzino che lo porta a conquistare una doppia promozione dalla Serie D alla C1. Nella cittadina si sogna di volare in alto nel firmamento calcistico nazionale rendendo ideale omaggio a quel Baracca presente nel nome ufficiale. Sì perché Lugo è il paese natale dell’aviatore Francesco Baracca che con le sue imprese aeree ha portato lustro all’aviazione italiana e alla città romagnola. Tra il 1907 e il 1918, l’Asso dei Cieli, come veniva soprannominato, ha vinto trentaquattro battaglie facendo incetta di medaglie al valor militare. Un mito per Lugo capace di portare fama alla città, rendendo – per quanto possibile – meno amari gli anni tragici della guerra. La sua morte, avvenuta in battaglia, il 19 giugno 1918, scuote la piccola comunità che si trova di colpo amputata del suo paesano più nobile. Ma non c’è molto tempo per piangere l’eroe; come in tutte le guerre, per le lacrime e gli omaggi si attende che il frastuono dei cannoni cessi. Così a Lugo si deve attendere la fine del conflitto e la metà degli anni venti quando iniziano gli studi per un monumento dedicato all’aviatore. Un basamento di travertino su cui poggia la statua bronzea del pilota, vicina a un obelisco, anch’esso di travertino, su cui si staglia il simbolo che Baracca portava sulla fusoliera del suo aereo. Un cavallino rampante scelto da Baracca in onore dell’ordine militare al quale apparteneva: il 2° Reggimento “Piemonte Reale”.

Il monumento verrà eretto e inaugurato solo nel 1936. Nel frattempo però il mito di Baracca incomincia a vivere nei campi di pallone. Nel 1926 la squadra locale, la Pro Lugo, muta il suo nome in Club Sportivo Francesco Baracca Pro Lugo-Sezione Calcio e compare – anche se testimonianze riportano il Cavallino presente sulle divise della Pro, già dall’anno prima – nel simbolo societario il celebre Cavallino Rampante, orientato con la testa verso destra. È l’anno in cui ha inizio, precisamente l’11 novembre, la seconda edizione della Coppa Italia. Quella incominciata e mai terminata, ufficialmente per mancanza di date utili per disputare tutte le partite, visti gli impegni di campionato e l’arrivo dell’estate.

Il Cavallino Rampante nel logo del Baracca Lugo.

Un torneo che si è chiuso agli ottavi di finale, quando si inizia a far sul serio: un turno a cui è giunto, approfittando del rimaneggiamento di tante compagini, anche il sorprendente Baracca. Una schiacciante vittoria per 11 a 0 sull’Italia Ancona – evidentemente già decisa a lasciare la competizione – e un successo per un 1 a 0 sul Vola Genova spinge in alto i bianconeri che sognano di incrociare i campioni del Genoa, del Torino o della Pro Vercelli. Ma non c’è tempo, la cavalcata si interrompe lasciando soltanto date da segnare nel calendario della storia, come fossero medaglie al valore. Quell’ottavo di finale rimane il punto più alto raggiunto dal Baracca nella competizione. Il club, tuttavia, nei decenni successivi si stabilizza in terza serie, sfiorando la B nel 1946, persa nello spareggio con il Gubbio. Prima del decennio lungo tra la fine degli anni Ottanta e la fine dei Novanta che raggiunge il momento di maggior enfasi il 3 giugno del 1990 quando, vincendo per 3 a 0 a Castel di Sangro, il Baracca Lugo di Alberto Zaccheroni conquista la C1.

Alberto Zaccheroni all’epoca del Baracca Lugo
(foto dal profilo twitter Alberto Zaccheroni – fan profile)

Mancano cinque giorni al calcio d’inizio di Italia ’90, ma dalle parti di Lugo si vedono già i caroselli, prima delle vittorie della Nazionale, prima delle braccia al cielo di Totò Schillaci . Qui l’estate italiana è iniziata in anticipo nel segno di un squadra bianconera che porta sul petto un cavallino rampante, il simbolo di un funambolo dell’aria che si chiamava Francesco Baracca.

La parentesi in C si chiude nel 1999 con la retrocessione nei dilettanti, l’inizio di una discesa che porterà i bianconeri nelle serie inferiori, tra fallimenti ed effimere rinascite. Fino all’estate del 2015 quando, dopo la retrocessione in Terza Categoria, il club cessa di esistere.

Fonti consultate:
– Museo Francesco Baracca di Lugo di Romagna www.museobaracca.it

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